martedì 16 novembre 2021

Il desiderio disintegra da dentro. Non ho mai davvero capito questo concetto fino a che non sei arrivato tu. Il desiderio così forte di fondersi con un'altra persona ma allo stesso tempo il terrore di non poter più recuperare quelle parti di te che gli dai, di non poter più tornare indietro. Il desiderio cambia sempre tutto, stravolge come i barbari che radono al suolo pascoli verdeggianti. Dopo il desiderio, nulla è più come prima. E la realizzazione di quel desiderio diventa allo stesso tempo un dolce conforto e una condanna a morte. C'era qualcuno che una volta ha detto che l'orgasmo è una "piccola morte" e non potrebbe essere più vero di cosi. Si muore un po' insieme a qualcuno, per poi ritrovarsi stravolti, diversi. E niente sarà più come prima, dopo il desiderio. 

lunedì 8 novembre 2021

Ci sono giorni in cui vorresti solo sparire. Giorni in cui il silenzio fa troppo rumore ma è l'unica cosa che vorresti sentire. Ci sono giorni in cui la sola cosa più cara che abbiamo è la nostra solitudine. Giorni in cui l'amico più fidato diventa un libro o una canzone, che ascolti in loop perché è l'unica cosa che riesce a salvarti un po' lo spirito, a lenire le ferite. Ci sono giorni in cui si sta da schifo e basta. E non hai voglia di cucinare, che tanto ti viene tutto male anche se quella ricetta l'hai già rodata mille volte. In cui non ti va di lavarti, in cui fai fatica anche solo a spostare il braccio per scrollare la cenere delle mille sigarette che fumi per trovare un attimo di pace. 

Mi sento come un cane randagio sanguinante dopo una lotta, che va nel suo angolo a guaire e a leccarsi i segni dei morsi, da solo. 

Perché mi hai morso l'anima in questo modo? Perché hai lasciato che si infettasse? Mi hai attaccato la rabbia e di rabbia si può anche morire. Ma io non voglio che la mia anima muoia. Ci ho messo così tanto a guarirla, così tante volte. E adesso devo metterci ancora punti. Un'altra cicatrice, l'ennesima. E me l'hai inferta proprio tu, tu che invece dovevi essere quello che avrebbe dovuto custodirla la mia anima, prendertene cura. E me ne sono dovuta andare ancora una volta io. Sono sempre io quella che va via. Sono sempre io a fare la parte della cattiva. Solo che nessuno capisce quanto dolore si provi ad andare via da qualcuno a cui vuoi bene ma che ti sta ferendo a morte. Da qualcuno che dice di amarti ma che non può fare a meno di portarti nell'abisso nero della propria autodistruzione. Ancora una volta, dovevo scegliere se morire con qualcuno o andare via e continuare a vivere. Alla fine ho scelto di vivere. Scelgo sempre la vita, alla fine. Ma perché l'amore deve sempre fare il paio con la distruzione? Oppure semplicemente, non era amore? Io forse nemmeno l'ho ancora capito che significa, amare davvero qualcuno intendo. So solo che faccio fatica a lavare persino le lenzuola, perché il tuo odore è una delle poche cose buone che mi sono rimaste di te. Perciò adesso, non ti lascerò distruggere il resto del tuo flebile ricordo. Lo metterò in una scatola di legno, una di quelle belle scatole intarsiate con la serratura in ottone e lascerò lì il tuo ricordo sotto vuoto. I tuoi occhi malinconici, le tue carezze...si, le tue carezze delicate sul mio viso e gli abbracci che mi davi quando ci stringevamo stesi, prima di andare a dormire. Ecco, metterò tutto là dentro e nessuno lo potrà più toccare, nemmeno tu. 

venerdì 4 dicembre 2020

Fuori è freddo e io non so chi ti copre, amore mio. 

Amore mio appassito, sfiorito, con le radici spezzate. 

Chi ti augurerà la buonanotte alla sera? 

Chi ti abbraccerà quando sarai disperato?

Chi ti cullerà nelle tue notti insonni? 

Chi, amore mio appassito? 

Il nostro fiore è morto, sepolto da una coltre di neve che l'ha bruciato a freddo.

Nacque in un bel giorno di primavera, il nostro amore, insieme alle primule. 

Sbocciò bellissimo ed indomito per sei lunghi anni. 

Ma tutto muore, tutto ha una fine, amore mio. 

Il nostro fiore non supererà questo inverno, è troppo freddo e il suo stelo è ormai troppo sfibrato. 

Non abbiamo saputo innaffiarlo bene quel fiore, amore mio. 

Amore mio appassito, sfiorito, sfibrato e stanco, come il nostro sentimento. 

Ho dovuto gettarti nel mondo in maniera brutale perchè quell'amore non esalasse da solo l'ultimo respiro. 

Come un animale agonizzante, io gli ho sparato un colpo al cuore. 

Mi dispiace averti ucciso, amore mio. Ma era l'unico modo per continuare a vivere.

Era l'unico modo per ridare dignità al nostro amore. 

Amore mio appassito, sfiorito. 

Spero che un giorno potrai perdonarmi. 

Spero che un giorno potrai perdonare anche te stesso. 

Va' e vivi amore mio, spicca il volo, fragile cillittu. 

Io continuerò a vegliarti da lontano, a osservare i tuoi passi senza interferire. 

E magari un giorno ci reincontreremo in volo. 

Amore mio appassito, sfiorito. 

Amore mio.

mercoledì 15 luglio 2020

Tu per me sei stato come acqua. Un'alluvione devastante, un'onda gigantesca, che ha travolto e distrutto tutto quello che ha trovato sul proprio cammino. Il desiderio che mi ha disintegrata da dentro.
Ma no, lo so che non è stata colpa tua. Non si può biasimare la pioggia quando scende o il fiume quando deborda dagli argini. E' la natura.
L'acqua può essere tante cose. E' placida in apparenza, si adatta al proprio contenitore ed è il presupposto per la vita. Senz'acqua, non c'è vita.
Ed è vero, tu mi hai restituito un soffio vitale che mi ha rianimata da un lungo letargo.
L'acqua, però, sa essere anche crudele.
Si lo so, te l'ho detto, non è colpa dell'acqua. E' che è proprio fatta così.
L'acqua non sceglie di devastare, accade e basta. E tu non hai scelto di spazzare via quelle parti di me che mi tenevano ancorata ad un terreno friabile, è successo e basta. I tronchi degli alberi, in apparenza così saldamente radicati sui pendii, sono stati strappati dalla madre terra con violenza, con un impatto impetuoso, irruento, inaspettato. Le rocce frantumate in mille pezzi e trascinate a valle insieme al fango e ai detriti dell'anima. E lì, sul quel pendio, non è rimasto quasi più niente, tranne che un silenzio assordante che continuava a riverberare su se stesso, tra quelle alture, all'infinito.
Questo sei stato tu per me.
La morte di una parte, per la vita di un'altra. Una vita per una vita. In fondo, mi sembra anche corretto.
Dopo il passaggio della furia dell'acqua però, a volte accade che si depositi sul terreno uno strato di materiale fertile. Ecco, forse è per questo che non riesco del tutto ad odiarti. Non posso. Perchè in fondo, il tuo humus si è posato su quei declivi come una calda coperta, che dopo la devastazione, protegge e fertilizza la terra.
La distruzione in verità è spesso il preludio per una nuova nascita.
In fondo, alla fine non sarà la morte di me.
In fondo, all'acqua si può sopravvivere. 

martedì 14 luglio 2020

Lo so, direte voi, sono cinque anni che non scrivi, sono cinque anni che non tocchi questo posto, che ormai sembrava morto, abbandonato. E invece, inaspettatamente, come in un colpo di fulmine, all'improvviso, quello che credevi morto dentro di te riprende vita.
Questa casa, la casa della mia anima, diroccata, cadente, triste, ha trovato qualcuno che vorrebbe abitarla nuovamente. Non so se sia la me stessa di cinque anni fa o una nuova inquilina. Difficile a dirsi, dopo tutto questo tempo. Probabilmente entrambe le cose. Non so nemmeno se sarà per una sola notte o per qualche mese, magari per i prossimi dieci anni. So solo che questa notte, qualcosa aveva voglia di uscire da quest'anima solitaria e ammaccata e voleva prendere forma attraverso le parole, così come ha sempre fatto. Non sono mai stata brava a fare quasi niente. Scrivere è la cosa che mi riesce meglio per eprimermi liberamente e pienamente. Dietro al silenzio di un foglio bianco si può pensare, si possono scegliere le parole con cura e in qualche modo, provare a volersi bene. Io non mi sono mai voluta particolarmente bene, men che meno in questi ultimi cinque anni. Molte cose sono cambiate nella mia vita, più dentro che fuori a dire la verità. Credevo che la parte più bella della mia vita fosse finita e con essa tutta la purezza, tutta la mia capacità di tradurre le emozioni in una forma d'arte o quantomeno, in una forma fruibile anche agli altri. Questa sera invece ho scoperto che forse non è così. Ho scoperto con mio immenso stupore che c'è una parte di me che è rimasta viva, che forse si è salvata dall'aridità, nonostante tutti questi anni di silenzio. Una parte che è ancora capace di sentire qualcosa e di trasformare ciò che ha dentro in quadri di parole, in bozzetti, come amavo tanto chiamarli.
Perciò, questa sera ho voglia di scrivere. Ho voglia di scriverti, anche se non leggerai mai queste parole. Ho voglia di dirti che la tua assenza è più pressante che mai. Che è paradossale che io la senta così tanto più forte di qualsiasi altra presenza che mi circondi e che riesca a farmi così profondamente male dopo mesi di lavoro su me stessa e tentativi di dimenticarti, di metterti da parte.
In realtà però è a me stessa che vorrei scrivere, per capire cosa mi stia succedendo dentro, cosa si è rotto, in cosa sono tragicamente cambiata in questi mesi, forse in questi anni. Cos'è che mi rifiuto di riconoscere e di comprendere, cosa mi sta logorando l'anima in una maniera così straziante. Non pensavo che qualcuno potesse ferirmi così anche solo sfiorandomi. Ma in fondo te l'avevo detto, l'avevi capito che sono un materiale da maneggiare con cura. In fondo lo sai ed è per questo che ti sei fatto da parte. Lo sai che è qualcosa che non possiamo permetterci di vivere e che forse mai potremo.
Ma la verità è che io sono ossessionata dal profumo della tua pelle, da quegli occhi verdi e luminosi come il mare, di una tristezza così lucente in quel giorno di una settimana fa, in cui mi hai detto che tra noi è stato solo un gioco, nulla di serio. Si, è stato solo giocare col fuoco. Un fuoco che però mi ha bruciata e le cicatrici adesso non mi vanno più via. E non vai più via nemmeno tu. Tu, che mi hai detto che ti fai da parte per non farmi soffrire ma che se un giorno vorrò, potrò tornare. Ma in fondo me l'avevi detto, l'avevo capito che eri un animo gentile. In fondo lo so, ed è per questo che ti ho permesso di prenderti una parte di me, nonostante quanto mi sia costato. Mi è costato la mia innocenza, la mia parte bambina e il cielo solo sa quanto questo mi abbia fatto male. Ma il pedaggio da pagare per diventare una donna è sempre molto alto. Tutto ha un prezzo in questa vita, senza sconti per nessuno. Vorrei dirti tante cose adesso che non ci sei più. Tutte talmente tanto inutili e insensate che lo faccio qui, davanti ad uno schermo bianco, pur di posarle da qualche parte. Sono troppo pesanti da portare, persino sulle mie spalle. 
Avrei voluto conoscerti in un altro momento della mia vita, quando ero felice. Oh, si che lo sono stata. Avresti dovuto vederlo quello spettacolo. A quegli occhi così belli e profondi avrei anche potuto regalarlo.

lunedì 16 febbraio 2015

I pensieri galleggiano.
Puoi cercare di tirarli giù, affogarli, con tutte le tue forze, nel mare del tuo inconscio, per relegarli in un posto in cui non possano fare più rumore ma alla fine loro riemergono sempre.
E più giù li spingi, con quanta più furia, più loro torneranno, seppur dopo più tempo, più vividi che mai. E faranno ancora più male.
I pensieri sono come barche. Barche squarciate dalla tempesta. Frammenti di legno sparsi sul pelo dell'acqua che devi recuperare per rimetterli insieme.
I pensieri sono come barche. Galleggiano.

E dopo quasi due anni, finalmente, sono tornata.